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mercoledì 24 giugno 2015

RISCHI IN NEGOZIO

In allegato vogliamo riportare una brevissima ma utilissima scheda in merito ad alcuni rischi che si possono verificare in attività commerciali presenti nei negozi o simili.

Una scheda tecnica, dal titolo “ Rischi in negozio”, è dedicata espressamente ai rischi delle diverse attività che si possono svolgere nel settore del commercio. Dal ricevimento dei clienti, all’attività vera e propria di vendita, dalla sistemazione e esposizione di scatole o di prodotti nelle apposite scaffalature o vetrine, alla pulizia del negozio e dei servizi igienici. Senza dimenticare che in alcune attività commerciali sono presente altre attività accessorie, come ad esempio le attività sartoriali (realizzazione orli, misure abiti su misura, ecc.).

La scheda ricorda che gli spazi di lavoro in cui operano gli operatori “devono essere organizzati al meglio, al fine di evitare di dover frequentare ambienti divenuti eccessivamente ristretti a causa di prodotti esposti in modo disordinato o scaffalature di esposizione posizionate in maniera poco corretta”.
 
Questa un breve classificazione dei principali fattori di rischio nei negozi (con riferimento anche alle attività sartoriali):
- “disturbi muscolo-scheletrici per posture scorrette;
- scivolamenti e cadute a livello;
- stress psicofisico (dovuto alla routine);
- affaticamento visivo;
- punture e tagli alle mani durante le operazioni di cucito;
- movimentazione manuale dei carichi;
- cadute dall’alto (per utilizzo delle scale);
- contatto con sostanze irritanti;
- inalazione polveri”.


LE POSTAZIONI DI LAVORO IN UFFICIO. 10 DOMANDE E RISPOSTE

Di seguito riportiamo 10 domande e risposte utili ai fini della sicurezza in ufficio.
Spesso quando andiamo a valutare la sicurezza e quindi i rischi e pericoli negli uffici non è raro trovarsi di fronte personale e datori di lavoro che esordiscono con un semplice :" tanto sono attività semplici, non ci sono rischi siamo in ufficio".
Colgo l'occasione per riportare una pubblicazione della rivista "Punto Sicuro" a sua volta tratta da un documento pubblicato da SUVA-CFSL ai fini della divulgazione della materia, ancora oggi troppo sottovalutata.

Le 10 domande più frequenti sul tema della postazione di lavoro in ufficio

1. Quando e perché il lavoro in ufficio può diventare stressante?
Più sono i fattori di disturbo presenti sul posto e nell'ambiente di lavoro, più aumenta lo stress.
Possono costituire un problema fattori come un'illuminazione inadeguata, il rumore, un microclima non favorevole, ma anche difetti di vista non adeguatamente corretti ed elementi di natura psicofisica.
Il lavoro d'ufficio, inoltre, viene svolto prevalentemente stando seduti e la tensione statica della muscolatura favorisce l'insorgere di vari disturbi, specie se si assumono posture forzate a causa di postazioni di lavoro non disposte in maniera corretta. Si tratta quasi sempre di problemi muscolari e alla schiena di natura cronica, che eventuali tensioni psicologiche possono ulteriormente incrementare.

2. Quali sono le principali cause di infortunio e come si possono prevenire?
Più della metà degli infortuni sul lavoro si verifica nel settore dei servizi e quasi sempre si tratta di inciampi e cadute. Le relative cause sono da ricondurre a difetti tecnici e di costruzione (per es. usura, errore di progettazione), problemi di organizzazione (per es. sovraccarico di lavoro, tempi troppo ridotti, clima di lavoro negativo) e fattori umani (distrazione, fretta, stanchezza). Ogni anno il 5% dei lavoratori subisce un infortunio in ufficio, il che si traduce da un lato in periodi di assenza, dall'altro in ore straordinarie a carico di altri collaboratori. Per evitare tali infortuni, in ufficio bisogna fare attenzione a collocare, sollevare e trasportare gli oggetti in maniera corretta come pure a lasciare libere tutte le vie di circolazione. Anche cassetti e canaline dei cavi aperti, versamenti di liquidi sul pavimento o angoli rialzati dei tappeti possono essere causa di infortunio, dunque sono situazioni da evitare o a cui porre tempestivamente rimedio.

3. Come regolare sedia e scrivania?
Ogni persona ha una propria conformazione fisica e dunque anche sedia e scrivania dovrebbero
essere regolate secondo tali caratteristiche individuali. Non si tratta solo di tenere conto della statura, ma anche del peso e della lunghezza degli arti. Per una postura seduta corretta, si fa riferimento ai gomiti: la scrivania va regolata alla loro altezza, senza sollevare le spalle. Si raccomanda anche di lavorare in piedi, di tanto in tanto. È possibile farlo con le scrivanie dotate di regolazione elettrica dell'altezza, i tavolini alti o i piani di appoggio rialzati, che possono essere utilizzati per prendere appunti, brevi telefonate o riunioni con i colleghi. Anche per le scrivanie alte vale la stessa regola, ossia il piano deve essere regolato all'altezza dei gomiti.
Una sedia ergonomica ha uno schienale regolabile in altezza o un supporto lombare regolabile a parte. La curvatura dello schienale deve trovarsi all'altezza delle vertebre lombari. Inoltre, è
importante che l'altezza della sedia nonché la profondità della seduta siano regolabili. I braccioli di supporto non sono obbligatori ma, se presenti, devono poter essere spostati indietro per evitare che si incastrino sul bordo della scrivania. Una postura seduta corretta al videoterminale presuppone che il corpo sia ben diritto. I piedi devono appoggiare completamente sul pavimento mentre cosce e parte inferiore delle gambe devono formare un angolo di 90 gradi rispetto al pavimento, evitando così punti di compressione che ostacolano la circolazione del sangue.

4. Qual è la disposizione migliore di un posto di lavoro al videoterminale?
La disposizione di un posto di lavoro al videoterminale prevede un corretto posizionamento di sedia, schermo, tastiera e mouse, che vanno considerati come un'unità. È importante che siano allineati su uno stesso asse e che il mouse si trovi più vicino possibile alla tastiera. I documenti devono essere posizionati tra la tastiera e lo schermo, non davanti alla tastiera. La distanza della tastiera dal bordo della scrivania deve essere di 10-15 cm. Se si hanno problemi alle spalle, ai gomiti o alle articolazioni delle mani, bisogna utilizzare una tastiera senza blocco numerico al fine di ridurre al minimo il carico laterale sulle articolazioni interessate. Lo schermo deve essere posizionato in modo da non dover ruotare il corpo, evitando riflessi e abbagli sul monitor provenienti da fonti di luce. La distanza ideale tra lavoratore e schermo è pari alla lunghezza di un braccio mentre l'altezza ideale è quella di un palmo sotto gli occhi.

5. Quali sono i requisiti di una corretta illuminazione?
Il posto di lavoro deve essere possibilmente illuminato con luce naturale, evitando fastidiosi effetti di abbagliamento. Ma poiché ciò non è possibile in molti casi, è necessario assicurare una buona illuminazione artificiale di almeno 500 Lux. Considerato che il fabbisogno di luce aumenta con il passare degli anni, può essere d'aiuto dotare la postazione di lavoro di una lampada individuale, facendo naturalmente attenzione ai collaboratori più giovani per non abbagliarli. È possibile evitare tale situazione, organizzando adeguatamente il posto di lavoro o servendosi di elementi divisori o di schermatura della luce, come pannelli insonorizzati o piante. In questo caso, è importante prestare attenzione a non impedire il passaggio della luce naturale o la vista sull'esterno.

6. Quanto spazio deve mettermi a disposizione il datore di lavoro?
In prossimità diretta del posto di lavoro, per motivi di sicurezza, bisogna garantire un'adeguata libertà di movimento. Ciò significa disporre di un piano della scrivania che misuri minimo 160 x 80 cm, per un'adeguata superficie di appoggio, e di uno spazio di movimento di almeno 100 cm per la sedia tra bordo della scrivania e ostacolo più vicino nella parte posteriore. Se tale ostacolo è rappresentato da un archivio con cassetti estraibili, si fa riferimento alle misure a cassetti aperti. Molto importanti anche l'accesso alla postazione personale, che dev'essere almeno 60 cm, e le vie di circolazione, larghe almeno 80 cm. Inoltre, è necessario assicurare uno spazio per riporre il materiale necessario al lavoro e uno per gli oggetti personali, come soprabito, ombrello e borsa. Una semplice regola empirica prevede 8 – 10 m² di spazio per posto di lavoro, ma per attività più complesse o gruppi più grandi, dati i maggiori fattori di disturbo (come il livello di rumore) le dimensioni vanno aumentate a 12 – 15 m². Oltre alla stanza riservata ai colloqui, fanno parte del posto di lavoro le toilette e una zona di riposo bene illuminata con vista sull'esterno. È importante tener conto di questi spazi supplementari sin dalla fase di pianificazione di un ufficio.

7. Quali sono le condizioni climatiche più adeguate di un ufficio?
Le condizioni climatiche influenzano la nostra salute e, come per lo stress, la sensibilità varia da persona a persona. Spesso basta parlarsi tra colleghi per regolare al meglio la temperatura ambiente.
I seguenti valori indicativi di una temperatura ambiente ideale sono comunque validi per la gran parte dei casi: d'inverno la temperatura va impostata sui 21-23 °C, d'estate si può arrivare a 25 °C.
L'umidità ideale dell'aria è tra il 30 e il 65%. Per aumentare la sensazione di benessere, si possono disporre delle piante mentre arieggiare regolarmente gli ambienti permette di evitare un affaticamento precoce. Al di sotto del 30% di umidità relativa, è opportuno bere più acqua.

8. Come si può evitare lo stress in ufficio?
La sensibilità allo stress varia da una persona all'altra. Quello che disturba uno, è indifferente all'altro.
Per esempio, lavorare sotto pressione può essere motivante per qualcuno mentre altri reagiscono con attacchi di panico. In linea generale, bisogna evitare sia i carichi di lavoro eccessivi che quelli insufficienti. Anche un buon clima di lavoro, che garantisca possibilità di formazione e sviluppo, può contribuire a ridurre lo stress. Ogni persona deve riconoscere i propri sintomi di stress, prenderli sul serio e reagire tempestivamente – con opportuni colloqui, con tecniche personali di gestione dello stress, o anche ricorrendo a una consulenza medica. Sul sito stressnostress.ch, troverete informazioni utili, una lista di controllo e possibili soluzioni sul tema dello stress.

9. Quali sono i fattori di disturbo da evitare in ufficio?
La percezione varia da una persona all'altra. Una determinata cosa può apparirci utile, piacevole o sgradevole e ciò dipende dall'entità o dalle circostanze. Possono essere fattori di disturbo la temperatura, le correnti d'aria, il livello di rumore, lo squillo del telefono o gli apparecchi che non funzionano (computer, stampante, ecc.). Anche conversazioni private o professionali tra collaboratori nello stesso ufficio possono essere avvertite come un disturbo, a seconda del carico di lavoro e del livello di rumore in quel momento. Per questo è importante mettere a disposizione un'apposita stanza per i colloqui e, possibilmente, collocare gli apparecchi più usati in un ambiente separato.

10. Quali sono i diritti e i doveri di datori di lavoro e lavoratori?
I diritti e i doveri di datori di lavoro e lavoratori riguardo alla sicurezza sul lavoro e alla tutela della salute sono disciplinati dal D.lgs.81/08. Vengono spesso precisati in dettaglio nei contratti collettivi di lavoro con allegato regolamento. Così, per esempio, il datore di lavoro è tenuto ad adottare tutte le misure necessarie per la tutela della salute e dell'integrità personale allo scopo di prevenire infortuni sul lavoro e malattie professionali nonché di adeguare il posto di lavoro allo stato della tecnica e alle circostanze. I lavoratori vengono chiamati a collaborare per tutto quanto riguarda la tutela della salute e sono tenuti a loro volta a supportare il datore di lavoro nell'attuazione delle prescrizioni.

Si riporta una scheda riassuntiva sui rischi per le attività d'ufficio




QUESITI SULLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

Si allega una raccolta di quesiti sui luoghi di lavoro pubblicato dalla Regione Piemonte.


GLI OBBLIGHI DEI LAVORATORI IN MATERIA DI SICUREZZA SUL LAVORO

Un importantissimo saggio pubblicato da Olympus mette in evidenza gli obblighi del lavoratore, una problematica che spesso si tende a trascurare o a sottovalutare da parte degli stessi in quanto considerano come unico responsabile della sicurezza aziendale il Datore di Lavoro.
Come è possibile vedere nel saggio, ma come già l'art. 20 del D.Lgs. 81/08 mette chiaramente in evidenza, anche il lavoratore è chiamato a partecipare o meglio è obbligato a fare sicurezza a partire da sè stesso.
In fondo è possibile scaricare il saggio gratuitamente e poter chiarire eventuali dubbi, ottimo anche da poter distribuire ai lavoratori stessi come integrazione alla formazione già acquisita.

Quando parliamo dei lavoratori e li formiamo alla specifica mansione come da art. 36 e art. 37 del D.Lgs. n. 81/08 e s.m.i. e Accordo Stato Regioni del 21. dicembre 2011, non possiamo non parlare dell'art. 20 del medesimo D.Lgs., ma il vero punto di partenza è il comma 1.
Dunque con tale previsione normativa, “ciascun lavoratore è chiamato ad adempiere non soltanto agli obblighi specifici, imposti dal comma successivo e, peraltro, penalmente sanzionati (ad eccezione della lett. a) ma anche a porre in essere tutte le azioni e ad assumere tutti i comportamenti idonei alla salvaguardia della salute e della sicurezza proprie e altrui, in proporzione alla formazione ricevuta, alle competenze che possiede e alle condizioni ambientali date”.
Egli, dunque, dovrà astenersi dall’assumere comportamenti che possano mettere a repentaglio la propria e l’altrui salute e sicurezza ovvero dovrà agire consapevolmente per tutelare e preservare quegli stessi valori”. In questo senso il lavoratore “potrà essere ritenuto responsabile, non solo nel caso di fattispecie commissive ma anche, di fattispecie omissive improprie, in conseguenza di una mancata azione che aveva il dovere di compiere”.


Ricordiamo l'art. 20 del D.Lgs. n. 81/08 e s.m.i. D.Lgs. n.106/2009

1. Ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle sue azioni o omissioni, conformemente alla sua formazione, alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro
2. I lavoratori devono in particolare:
a) contribuire, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti, all’adempimento degli obblighi previsti a tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro;
b) osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai dirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva ed individuale;
c) utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze e i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto e, nonché i dispositivi di sicurezza;
d) utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione messi a loro disposizione;
e) segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lettere c) e d), nonché qualsiasi eventuale condizione di pericolo di cui vengano a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell’ambito delle proprie competenze e possibilità e fatto salvo l’obbligo di cui alla lettera f) per eliminare o ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza;
f) non rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo;
g) non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di loro competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori;
h) partecipare ai programmi di formazione e di addestramento organizzati dal datore di lavoro;
i) sottoporsi ai controlli sanitari previsti dal presente decreto legislativo o comunque disposti dal medico competente.
(...)